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Storia cultura e territorio
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Origine e Vicenda di una città

Quanto grande sia stata Roma, la stessa (sua) rovina (lo) insegna

10 Giugno 2021
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Dell’abitato di Sabbioneta si ha notizia da una lapide datata 591 d. C., che definisce il piccolo agglomerato urbano Oppidum, ovvero luogo fortificato. Esso sorge su un antico insediamento allocato in zona paludosa, un accampamento romano posto ai lati della via imperiale denominata Vitelliana. Successivamente, durante il dominio longobardo, il castrum fu retto da un gastaldo, indi donato da Carlo Magno ai monaci benedettini di Leno. Nell’XI secolo la curtis sabbionetana fu ceduta alla famiglia di origine germanica dei Persico, che costruì una rocca e dotò l’abitato di mura difensive.

Sabbioneta fu alternativamente possesso delle famiglie Persico e Dovara fino al 1314, quando venne occupata dai Bonacolsi; dal 1361 passò sotto il dominio dei Gonzaga di Mantova.

Nel 1496 Ludovico, nonno paterno di Vespasiano Gonzaga Colonna, stabilì la residenza in castello, trasferendovi, intorno al 1520, la corte da Gazzuolo, causa dissapori con i familiari. Ristrutturò la rocca e l’antica chiesa di San Biagio, che elesse a pantheon della famiglia.

L’abitato medievale era separato dal castello dal fossato e dalla strada che conduceva ai Dossi, prolungamento dell’antico decumano romano. Perpendicolare a questa era la via Vitelliana, che separava il borgo dalla malsana palude circostante, causa di frequenti epidemie.

Alla morte di Ludovico nel 1540, Sabbioneta conservava l’aspetto medievale, caratterizzato da un agglomerato urbano dislocato intorno alla chiesa di San Biagio, retta dal 1448 da una comunità di frati Serviti. Egli aveva intrapreso il riordino urbanistico e costruito una fortezza oggi non più esistente. In una prima fase – 1554 – Vespasiano la fece ampliare su tre lati, quindi dal 1556 operò una trasformazione radicale del borgo, adattandovi una cinta muraria dapprima pentagonale e quindi esagonale. Gli interventi si svilupparono nell’arco di trent’anni e in tre fasi: dal 1556 al 1589.

Alla prima fase risale la costruzione della Porta Vittoria, a metà della cortina fra il baluardo di S. Nicolò e S. Maria; la seconda fase riguardò una versione del baluardo di S. Francesco, più arretrato e di sola terra, e la costruzione della Porta Imperiale; nei primi mesi del 1589 si portò a termine l’ampliamento del baluardo di S. Francesco, concepito a protezione del Casino (oggi palazzo Giardino) e a rinforzare la parte più vulnerabile della fortificazione, ossia il castello.

La città-fortezza era circondata da più di tre chilometri di mura e da una fossa esterna allagabile con sistema di chiuse, che raggiungeva i 35 metri davanti ai baluardi e nella zona del castello. Al bordo della fossa correva una “via coperta”, difesa da spalti in terra; la massima visibilità era garantita da un’ampia spianata denominata “La Tagliata”. Dunque una fortezza moderna progettata in un’epoca in cui l’utilizzo delle armi da fuoco era capillare e si approntavano ovunque difese adeguate.

La città, costruita tra il 1556 e il 1591, assomma eccellenti esempi di architettura e pittura tardo rinascimentali, nei quali convivono diverse anime: città militare e nel contempo residenziale, corte rinascimentale, villaggio rurale.

E’ fulgido esempio di stile architettonico rinascimentale lombardo, racchiusa nella cortina muraria difensiva alla quale si accede attraverso due austere porte monumentali.

Chi giunge da Mantova – o da Parma – scorge Sabbioneta circondata da una massiccia cinta muraria. Sei bastioni le conferiscono l’aspetto di un esagono irregolare, parte del progetto originale di Vespasiano. Il duca si distinse anche per interventi d’ingegneria idraulica, che giovarono sia all’agricoltura sia alla salute.

Dopo Vespasiano, Sabbioneta non fu mai modificata nella sua struttura, dunque segno di armonia e passione immutabili. In soli trentacinque anni, un piccolo villaggio dotato di rocca, si mutò nell’eclettica città ideale rinascimentale, la “Novella Roma” riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Si identificò in un possente baluardo al cui interno l’impianto viario e ampie piazze accoglievano gli edifici della pubblica amministrazione e della vita di corte, oltre a numerosi edifici religiosi, una sinagoga e importanti istituzioni culturali (accademia di lettere greche e latine, scuole, zecca, ecc.).

Con la morte di Vespasiano iniziò per Sabbioneta un lento inesorabile declino. Essa fu dapprima inglobata nei domini dei Gonzaga di Mantova e dei cadetti di San Martino dall’Argine; seguì poi le infauste sorti del ducato mantovano, e nel 1746 finì per cinquant’anni sotto il diretto controllo dell’impero asburgico, tempo durante il quale fu smantellata la rocca e sopressi i conventi, con conseguente requisizione di beni mobili e immobili. La spogliazione della città continuò successivamente ad opera delle truppe napoleoniche.

Dal 1814 al 1859 fu pertinenza del Regno Lombardo Veneto e annessa al Regno d’Italia. Palazzo Ducale fu trasformato in Municipio e la città seguì le sorti del nuovo stato unitario.

La prima campagna di restaurò interessò la riqualificazione del Teatro all’Antica, scaduto al ruolo di cinema comunale, e di Palazzo Giardino con la Galleria degli Antichi. I lavori in Palazzo Ducale si protrassero fino al 1971, trasformando finalmente lo storico edificio in sede monumentale.