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L'ordine cavalleresco del Toson D'Oro

10 Giugno 2021
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Bersagliato da sorte avversa e dalle sempre più frequenti – e devastanti – malattie, Vespasiano non fu in grado di mantener fede alla parola data a Filippo II di rientrare il Spagna al suo servizio; lo stesso re sapeva quanto egli bramasse ritornare e dunque non trattarsi di scuse, ma di effettivo impedimento fisico dell’amico fedele.

Decise allora di liberarlo dalla promessa e ricompensarlo dello zelo e devozione dimostrata in tanti anni di servizio al Trono di Spagna, decorandolo della più prestigiosa onorificenza conosciuta al tempo: l’Ordine Equestre del Toson d’Oro.

A rappresentarlo nella cerimonia di consegna del relativo collare, il re nominò il duca Ottavio Farnese, che il 29 settembre 1585 nel duomo di Parma, durante una toccante cerimonia, pose al collo del duca di Sabbioneta il leggendario collare del Vello d’Oro.

La possente statua lignea facente parte della famosissima “cavalcata”, oggi conservata in Palazzo Ducale a Sabbioneta, mostra Vespasiano Gonzaga Colonna sul cavallo, tenente nella destra il “bastone del comando” e sul petto il collare dell’Ordine Cavalleresco, a ricordare il ruolo primario detenuto dal duca nel gotha dell’aristocrazia europea.

L’Ordine cavalleresco venne istituito il 10 gennaio del 1430 da Filippo III di Borgogna, a Bruges, in occasione del suo matrimonio con la principessa portoghese Isabella d’Aviz, per onorare personaggi che si erano distinti nella fedeltà e nel servizio alla Corona.

l’Ordine venne posto sotto la protezione dell’apostolo Sant’Andrea, che ne è il Patrono. Le peculiarità che lo resero il più importante in Europa furono da individuarsi negli straordinari privilegi di cui gli insigniti potevano disporre.

L’insegna che contraddistingueva i membri dell’Ordine riprendeva il mito degli Argonauti, un gruppo di eroi greci che, guidati da Giasone, divennero protagonisti di una delle più celebri e avvincenti saghe greche: l’avventuroso viaggio a bordo della nave Argo per recarsi nelle ostili terre della Colchide, alla conquista del Vello d'Oro.

Così il simbolismo del Toson d’Oro: il montone rappresenta l’innocenza e l’oro è simbolo della spiritualità. La ricerca del misterioso vello da parte degli Argonauti li rende icona di coloro che cercavano la grandezza dello spirito per purificare l'anima.

Questi i motti che accompagnano la prestigiosa decorazione.

"Pretium non vile laborum" (La ricompensa per il lavoro non è disdicevole)

"Ante ferit quam flamma micet" (Ferisce prima che risplenda la fiamma)

"Non Aliud" (Non altro) motto personale del Duca Filippo di Borgogna

Il collare dell’Ordine è formato da acciarini (detti anticamente focili) d’oro contrapposti a pietre focaie e sprizzanti scintille. Il collare presenta nella sua parte inferiore un pendente che raffigura la pelle di un ariete e reca il motto "pretium non vile laborum".

Dal XVI secolo si cominciò ad usare un nastro da collo di colore rosso che legava il solo pendente.

Per quanto attiene il gioiello rinvenuto nella tomba di Vespasiano, si tratta di un manufatto di cm. 2,5 per 2,5, di pochi grammi di peso. L’analisi effettuata ne ha appurato l’autenticità (seconda metà del XVI secolo): elemento realizzato a mezzo di antiche procedure orafe: fusione a cera persa, rifinitura a freddo, rivettatura con ritocchi a cesello e bulino.