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Sabbioneta ebraica e sinagoga

La comunità ebraica sabbionetana costituì, già nella seconda metà del Cinquecento...

09 Giugno 2021
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La comunità ebraica sabbionetana costituì, già nella seconda metà del Cinquecento, una ricca borghesia che aveva investito soprattutto in terreni il denaro proveniente dall’esercizio del “prestito”. Ad esempio, nei documenti della fine del Cinquecento e degli inizi del Seicento, i Forti sono definiti "banchieri". Gli ebrei poterono arricchirsi progressivamente grazie al clima di tolleranza dovuto al governo illuminato di Vespasiano e sua lungimiranza (stamperia, sinagoga, cimitero, zecca), che aveva impedito la loro segregazione in un ghetto. Essi vissero liberamente nella città, perfettamente integrati alla popolazione di confessione cattolica, esercitando liberamente il loro culto.

Nella seconda metà del Settecento, quando Sabbioneta e il suo territorio conobbero un momento di crescita economica grazie alla pace e all’organizzazione garantita dal governo austriaco, gli ebrei investirono capitali e trasformarono le aziende agricole di loro proprietà in attività di carattere imprenditoriale.

I primi ebrei arrivarono a Sabbioneta nel 1436, mentre nel 1937 venne sepolto nel locale cimitero ebraico l'ultimo esponente della comunità: cinquecento anni di permanenza sul territorio fortemente e positivamente caratterizzati dalla presenza ebraica. Oggi, a distanza di un secolo dal dissolvimento della comunità, si possono identificare, nel centro storico all’interno delle mura gonzaghesche, i quartieri, le abitazioni e le proprietà immobiliari che nel corso dei secoli ospitarono le famiglie ebraiche.

Negli anni del dominio del Gonzaga, nonostante venissero emanate bolle pontificie che avrebbero dato inizio alla segregazione degli ebrei nei ghetti, alle famiglie sabbionetane venne concesso di insediarsi liberamente all’interno del reticolo viario cittadino.

Su via G. B. Briziano, zona centrale con bellissimi edifici, si affacciano una serie di fabbricati che dovevano un tempo essere parte integrante del quartiere ebraico. Durante lavori di ristrutturazione dell'oratorio “maschile” venne trovata nello stipite di una porta una "mezuzah", ampolla di vetro contenente una piccola pergamena sulla quale era scritta una preghiera di benedizione per la casa.

Successivamente anche nell'edificio ex oratorio “femminile” vennero trovate altre tre bottigliette (Mezuzah / Mezuzot) contenenti le preziose pergamene, attualmente conservate nel Museo di Arte Sacra.

La Sinagoga di Sabbioneta

Luogo di culto e di riunione della comunità ebraica della città, fu costruita nel 1824 su progetto dell’architetto Carlo Visioli, nello stesso edificio dove si trovava la precedente, più piccola, sala di preghiera.

Localizzata in quello che fu per secoli il quartiere ebraico (a Sabbioneta non fu mai istituito un vero e proprio ghetto) ad essa si accede da uno scalone in pietra di Verona che, con quattro rampe, porta alla sala di preghiera; ulteriori due rampe conducono al matroneo.

Di proprietà della Comunità Ebraica di Mantova, venne riaperta al pubblico nel 1994 dopo decenni di abbandono seguiti allo scioglimento della locale Comunità.

Il Tempio venne realizzato nella parte superiore dello stabile per rispettare il precetto secondo il quale tutte le sinagoghe non devono avere nulla al di sopra se non il cielo.

L’interno, di pianta rettangolare, conserva gli arredi originali ottocenteschi costituiti dagli antichi banchi di legno, da un candelabro di Hannukkah e da un artistico cancelletto di ferro battuto che limita la zona più sacra nella quale si trova l'Aron, ai lati del quale pendono due lampade votive. L'Armadio Sacro, deputato a contenere i rotoli della legge, di fronte al quale è collocata la Bimàh (leggio in legno), è posto tra due colonne ed è sormontato da un timpano con una scritta dorata in caratteri ebraici.

Sul lato opposto altre due colonne sostengono il sovrastante matroneo, spazio di preghiera riservato alle donne, posto al piano superiore sopra l’ingresso della sala di preghiera dalla quale è schermato da una grata di legno.

Prima di accedere allo spazio destinato alla preghiera, una piccola sala-museo ospita importanti opere d’arte e di cultura ebraica.

Il soffitto a volta dà l’impressione di un telo gonfiato dal vento, impreziosito dagli stucchi eseguiti nel 1840 dall’artista svizzero Pietro Bolla, sostenuto da una serie di pilastri alle pareti e da quattro colonne di ordine corinzio che alludono al tempio di Salomone.

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